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SOCCORSO AI TRAVOLTI
  • Se si è assistito all’incidente, è necessario tenere a mente il punto di scomparsa (ovvero il punto di ultimo avvistamento dei travolti) e procedere immediatamente con le operazioni di soccorso. 
  • Il membro del gruppo con più esperienza si fa carico di coordinare le operazioni. 
  • Tutti i membri del gruppo impostano i rispettivi A.R.T.VA sulla funzione di ricerca o in standby. 
  • Se a prestare soccorso sono più persone, una di queste deve chiamare i soccorsi (112). 
  • Se non ci sono abbastanza soccorritori o non c’è campo per la chiamata ai soccorsi, bisogna dare priorità all’autosoccorso tra compagni! 
  • A seconda di dove si trovano i soccorritori, l’area di ricerca primaria inizia in corrispondenza del punto di scomparsa (1) oppure nella zona di deposito della valanga (2).

OGNI MINUTO È PREZIOSO

Come mostra la curva di sopravvivenza, nel momento in cui la valanga si ferma, la maggior parte dei travolti sono ancora vivi. Ma dopo 15-18 minuti la curva si abbassa drasticamente. Per questo è di vitale importanza che in caso di valanga la ricerca dei travolti si svolga nel modo più fluido e rapido possibile. E proprio per questo è essenziale esercitarsi regolarmente. (Source: Brugger et al.)

SOCCORSO AI TRAVOLTI SOCCORSO AI TRAVOLTI SOCCORSO AI TRAVOLTI

COORDINAMENTO DELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO

Di norma ad assumere il coordinamento delle operazioni e a chiamare i soccorsi è il membro del gruppo con più esperienza. In alcuni casi la chiamata di emergenza può essere affidata a una seconda persona. 

SUDDIVISIONE DEI COMPITI IMPOSTAZIONE DELL’A.R.T.VA CHIAMATA DI EMERGENZA NUMERI DI EMERGENZA CHIAMATA DI EMERGENZA SENZA CAMPO

SUDDIVISIONE DEI COMPITI

Per prima cosa, chi coordina i soccorsi assegna i compiti ai vari membri del gruppo, assicurandosi che ciascuno sia in posizione e abbia impostato il proprio A.R.T.VA in modalità di ricerca o in standby oppure lo abbia spento a seconda del compito assegnato. Inoltre istruisce chi si occuperà del supporto di seguire i ricercatori, tenendo pala e sonda pronte all’uso. Se il numero di soccorritori lo permette, la larghezza dei corridoi di ricerca potrà essere limitata a 20 metri. Se l’area di ricerca è molto estesa, i moderni A.R.T.VA permettono di allargarla fino a 40 metri. Uno dei membri sarà incaricato di chiamare i soccorsi, a meno che il gruppo non sia troppo esiguo. In tal caso sarà chi coordina le operazioni a occuparsi della chiamata.  

IMPOSTAZIONE DELL’A.R.T.VA

Chi coordina le operazioni deve valutare se chi fa supporto possa spegnere il proprio A.R.T.VA, a seconda che sussista o meno un reale pericolo di valanghe secondarie. Di norma è estremamente improbabile che si verifichi una valanga secondaria subito dopo il primo distacco. Se però non è possibile escluderne la possibilità, allora gli A.R.T.VA del gruppo di supporto dovranno essere in modalità di standby oppure di ricerca. In caso di seppellimento, i moderni apparecchi passano automaticamente dalla modalità standby a quella di trasmissione dopo 1 minuto e mezzo o 2 minuti. 

CHIAMATA DI EMERGENZA

Quando si lancia l’allarme, la cosa più importante è indicare con precisione il luogo dell’incidente, possibilmente fornendo le coordinate ricavate dallo smartphone o dalla mappa. Queste 5 domande possono essere utili per rendere la chiamata più efficiente: 

  • COSA è successo? – Valanga con travolti oppure una caduta? 
  •  DOVE è successo? – Fornire coordinate, descrivere la posizione esatta sulla mappa 
  •  QUANTE PERSONE sono coinvolte? – Indicare il numero di travolti 
  •  CHI sta chiamando? – Fornire i propri recapiti e restare raggiungibile per eventuali domande o richiamate 
  •  QUANDO è successo? – Indicare l’orario esatto dell’incidente

NUMERI DI EMERGENZA

IN EUROPA È ATTIVO IL NUMERO UNICO PER LE EMERGENZE 112. Chiamando questo numero si contatta il centro di coordinamento soccorsi, che si occupa di inoltrare la segnalazione al servizio di soccorso più appropriato. 

In più nei vari Paesi dell’area alpina sono a disposizione i numeri di emergenza del Soccorso Alpino, che si possono contattare direttamente: 

  • Soccorso Alpino Austria: 140 (in zona Vorarlberg anche il 144) 
  • Soccorso Aereo (REGA) Svizzera: 1414 (se si chiama da un operatore non svizzero il numero da chiamare è: +41 333 333 333) / 144 – Soccorso Alpino Wallis  

CHIAMATA DI EMERGENZA SENZA CAMPO

Se non c’è campo è necessario spegnere lo smartphone. Allo spegnimento o al più tardi alla riaccensione del telefono appare l’opzione per la chiamata di emergenza. Questa modalità permette a qualsiasi cellulare di connettersi a tutti i sistemi di rete presenti nell’area di ricezione senza dover digitare il PIN.  

Se ciò nonostante non fosse possibile effettuare la chiamata, è necessario spostarsi verso una zona con migliore copertura di rete (p.es. su una collina o più vicino a un’infrastruttura).

LA PROCEDURA DI RICERCA DEI TRAVOLTI

In termini di velocità e precisione richieste, le operazioni di ricerca travolti sono simili all’avvicinamento all’aeroporto di un aereo in atterraggio (airport approach).

Man mano che si avvicina all’aeroporto, l’aereo rallenta progressivamente, fino a scendere, toccare la pista e fermarsi. (Source: mountainsafety.info)

LE QUATTRO FASI

LE QUATTRO FASI DELLA RICERCA DEI TRAVOLTI

RICERCA DEL SEGNALE
In questa prima fase, chi soccorre perlustra sistematicamente il cono della valanga alla ricerca di un primo segnale dal trasmettitore della persona travolta.

RICERCA SOMMARIA
Durante la fase di ricerca sommaria, chi soccorre si avvicina a 3-5 metri, percorrendo un arco circolare lungo una linea di campo verso la persona travolta, come indicato sul display del suo A.R.T.VA.

RICERCA DI PRECISIONE
La ricerca di precisione con l’A.R.T.VA permette di determinare il punto di seppellimento presunto. In questa fase si cerca il minor valore di distanza rilevato, che segnala il punto di probabile seppellimento, effettuando una ricerca “a croce” nella zona segnalata dalla ricerca sommaria.

SONDAGGIO
Con l’uso della sonda da valanga si localizza con precisione la persona travolta. Fatto questo, si procede sistematicamente all’estrazione e al primo soccorso.
Ciascuna delle quattro fasi di ricerca ha dei “punti critici” da conoscere e che richiedono pratica.

VIDEO

LA RICERCA TRAVOLTI CON L’A.R.T.VA

SE A SOCCORRERE È UNA SOLA PERSONA

Se sul cono della valanga o all’interno del gruppo c’è una sola persona esperta nell’uso dell’A.R.T.VA, questa persona dovrà eseguire da sola tutte le operazioni di ricerca, sondaggio e scavo. 

RICERCA DEL SEGNALE RICERCA DEL SEGNALE RICERCA SOMMARIA RICERCA SOMMARIA RICERCA DI PRECISIONE RICERCA DI PRECISIONE

OCCHI E ORECCHIE APERTI

In fase di ricerca del segnale, chi presta soccorso perlustra velocemente con l’A.R.T.VA il cono della valanga e/o l’area di ricerca primaria, muovendosi a serpentina o a zig zag e tenendo conto della larghezza del corridoio di ricerca dell’apparecchio (di norma da 20 a 40 metri). La velocità di ricerca va adattata alla durezza della neve nel cono; si può camminare oppure correre, in ogni caso è necessario muoversi speditamente, tenendo l’apparecchio fermo davanti al corpo (senza ruotarlo).

Importante: durante questa prima fase di ricerca non bisogna fissare l’A.R.T.VA, che comunque avvisa acusticamente quando riceve un primo segnale. È meglio invece concentrare l’attenzione sul cono della valanga (cercare con gli occhi e le orecchie), perché è possibile che i travolti siano anche solo in parte visibili in mezzo alla neve, per esempio se spunta fuori un braccio, uno sci o un bastoncino. Può anche capitare di sentire grida di aiuto.

OGGETTI VISIBILI?

Se chi effettua la ricerca nota degli oggetti in mezzo alla neve, deve raggiungerli rapidamente e controllare se in quel punto riceve un primo segnale. Gli oggetti vanno estratti dalla neve e riposizionati nello stesso punto in modo che siano ben visibili, dopodiché la ricerca continua seguendo i corridoi di ricerca.  

PRIMO SEGNALE

Durante la ricerca, l’A.R.T.VA emette un avviso acustico forte e ritmico se riceve un primo segnale dall’apparecchio della persona travolta. Ora il display mostra una freccia direzionale e un valore di distanza. 

Se l’avviso acustico è continuo e ritmico, si parla di “prima ricezione stabile”. Se invece l’avviso è discontinuo, bisogna proseguire lungo il corridoio di ricerca fino alla prima ricezione stabile (segnale continuo e ritmico, freccia direzionale e valore di distanza). 

LA FRECCIA DIREZIONALE

A questo punto il soccorritore può seguire la freccia, avendo cura di verificare che il valore della distanza diminuisca progressivamente. Se così non fosse, significa che ci si allontana dalla persona travolta, perché le frecce direzionali mostrano sempre solo l’asse della linea di campo. Solo alcuni modelli di A.R.T.VA riconoscono, dopo un certo lasso di tempo, se ci si stia effettivamente muovendo nella direzione giusta.

Una volta individuata la direzione giusta, ci si può muovere velocemente lungo la linea di campo (con una traiettoria ad arco), avvicinandosi alla vittima sempre seguendo la freccia direzionale. 

Attenzione: quando il display mostra una distanza di circa 10 metri, è necessario rallentare di molto il passo e seguire con esattezza la freccia. Quando il valore scende a 5 metri ci si avvicina lentamente con l’A.R.T.VA al manto nevoso, fino a disporre l’apparecchio direttamente sopra la neve quando si raggiungono i 3 metri.

Quest’ultima fase della ricerca sommaria è soggetta a errori, quindi è importante procedere lentamente e con precisione per evitare di oltrepassare la persona travolta o perdere “la pista di atterraggio” (il primo asse della croce nella ricerca di precisione).

SUL MANTO NEVOSO

Per la ricerca di precisione si fa passare l’A.R.T.VA direttamente sulla superficie nevosa. Il modo migliore è procedere in ginocchio e molto lentamente, a una velocità di 25, massimo 30 centimetri al secondo. L’A.R.T.VA viene mantenuto sempre con lo stesso orientamento e si cerca il primo asse (“pista”) per individuare il punto con la minima indicazione di distanza. Per farlo bisogna prima oltrepassare il punto di distanza minima per assicurarsi di non “incrociare” troppo presto. Se si ottiene un valore crescente per tre volte consecutive, si è sicuri di aver trovato il punto di minor distanza su questo asse.

IL PUNTO DI SEPPELLIMENTO PRESUNTO

Una volta trovato il punto di minor distanza, lo si segnala con un oggetto (p.es. un guanto, un berretto o altro). Poi si sposta l’A.R.T.VA indietro restando vicini al punto e si “scansiona” il secondo asse formando un angolo retto rispetto al primo (a forma di croce). Come per il primo asse, anche qui si individua il punto di minor distanza indicato dal valore più basso e lo si segnala come punto di seppellimento presunto, purché non si trovi a più di un metro circa di distanza dal primo asse. Se la distanza laterale dal primo asse è molto maggiore, significa che non si è stati abbastanza precisi al termine della ricerca sommaria, e bisogna quindi trovare un terzo asse ad angolo retto. 

La fase di ricerca di precisione termina con il valore di minor distanza finale, ed è seguita dalla localizzazione del punto esatto, ovvero il sondaggio.

SE A SOCCORRERE SONO PIÙ PERSONE

Se il cono di valanga è molto esteso o ci sono più travolti e un numero sufficiente di soccorritori disponibili, la perlustrazione del cono di valanga viene effettuata da più persone contemporaneamente. In questo caso chi coordina ha l’importante compito di tenere d’occhio quali aree del cono sono già state setacciate e quali no.

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CORRIDOI DI RICERCA

Per effettuare la ricerca del segnale in gruppo, ci si posiziona parallelamente al margine del cono della valanga e/o dell’area di ricerca basandosi sulla larghezza del corridoio di ricerca (da 20 a 40 metri). Quando alle ricerche partecipano più persone, è quasi sempre meglio scegliere un corridoio di larghezza ridotta (20 metri), perché quando la prima persona riceve un segnale e lo segue, gli altri ricercatori che si trovano al suo fianco devono subentrare nel suo corridoio colmando il gap. In questo caso la larghezza del corridoio di ricerca verrà quindi estesa a 40 metri.   

La velocità di ricerca va adattata alla durezza della neve nel cono della valanga. Si può camminare oppure correre, in ogni caso è necessario muoversi velocemente, tenendo l’apparecchio di ricerca in valanga fermo davanti al corpo (senza ruotarlo). Tutti i ricercatori devono perlustrare i rispettivi corridoi di ricerca fino a che non ricevono un primo segnale. 

OCCHI E ORECCHIE APERTI

Anche nel caso della ricerca in gruppo, in questa fase tutti coloro che prestano soccorso devono mantenere l’attenzione non sul display dell’A.R.T.VA ma sul cono della valanga (ricerca visiva e uditiva). Se notano parti dei travolti (braccia, sci, bastoncini) o sentono grida di aiuto, i soccorritori possono reagire immediatamente, raggiungendo velocemente il punto e verificando la presenza di un segnale. 

PRIMO SEGNALE 

Se qualcuno riceve un segnale, ne informa chi coordina e gli altri membri del gruppo, attirando la loro attenzione a voce alta. Eventualmente può essere necessario modificare i percorsi stabiliti per perlustrare tutto il resto dell’area sugli altri corridoi di ricerca. 

LA FRECCIA DIREZIONALE

Anche l’ulteriore avvicinamento ai travolti in gruppo avviene lungo le linee di campo, seguendo sempre la freccia direzionale che compare sul display. Chi coordina, indica preventivamente al team di supporto dotato di sonde e pale di raggiungere chi sta svolgendo la ricerca sommaria. Gli altri procedono invece con la fase di ricerca del segnale, correndo o camminando lungo i corridoi di ricerca finché non ricevono un primo segnale. 

A partire dai 10 metri di distanza è bene rallentare notevolmente il passo e seguire la freccia con precisione.  

Quando il valore scende a 5 metri ci si avvicina lentamente con l’A.R.T.VA al manto nevoso, fino a disporre l’apparecchio direttamente sopra la neve quando si raggiungono i 3 metri.

IN PREPARAZIONE DEL SONDAGGIO

Per la ricerca di precisione si fa passare l’A.R.T.VA direttamente sulla superficie nevosa, muovendolo molto lentamente lungo un asse (senza ruotarlo), per trovare il punto con la minima indicazione di distanza. Nel frattempo il team di supporto con sonda e pala può già prepararsi alla localizzazione del punto preciso senza disturbare chi effettua la ricerca, che a sua volta fornirà costantemente i valori di distanza per permettere a chi usa la sonda di impostarne la profondità e iniziare immediatamente il sondaggio.

PUNTO DI SEPPELLIMENTO PRESUNTO

Una volta trovato il punto di minor distanza, si cerca il secondo asse formando un angolo retto rispetto al primo (a forma di croce). Come per il primo asse, anche qui si individua il punto di minor distanza indicato dal valore più basso e lo si segnala come punto di seppellimento presunto utilizzando un oggetto (p.es un guanto, un berretto o altro).  

A questo punto la fase di ricerca di precisione è terminata e si passa al sondaggio.

VIDEO

SONDAGGIO

SONDAGGIO 

IL SISTEMA PER LA LOCALIZZAZIONE DEL PUNTO ESATTO

Il sondaggio permette di risparmiare tempo prezioso durante la fase di scavo. Se la sonda “va a segno”, cioè incontra una fonte di resistenza nella neve, è possibile leggere sulla sonda l’esatta profondità di seppellimento e raggiungere la persona travolta con estrema precisione. Se invece si iniziasse a scavare nel punto di seppellimento presunto subito dopo la ricerca con l’A.R.T.VA, si finirebbe per dover spalare il doppio della neve.

DIREZIONE DEL SONDAGGIO ANGOLAZIONE DELLA SONDA RITMO E COPERTURA PROFONDITÀ DI SONDAGGIO E RILEVAMENTO

DIREZIONE DEL SONDAGGIO

Si inizia sempre dal centro, ovvero dal punto di seppellimento presunto, e da lì si sonda muovendosi attorno al primo punto e poi ancora attorno ai nove punti interni. Formando questo reticolo di 25 punti si riesce a sondare rapidamente un’area di circa 2 metri quadrati e si dovrebbe riuscire a localizzare la persona travolta.  

ANGOLAZIONE DELLA SONDA 

È importante che la sonda venga inserita sempre con la stessa angolazione, ovvero a circa 90° rispetto al manto nevoso. In caso contrario una superficie relativamente ampia non verrebbe sondata in profondità. 

RITMO E COPERTURA

Per essere efficiente, il sondaggio deve essere fatto a ritmo sostenuto. Inoltre è importante assicurarsi di non tralasciare alcuna zona, e che ogni zona in cui si pianta la sonda venga sondata una volta sola. 

PROFONDITÀ DI SONDAGGIO E RILEVAMENTO

La sonda deve essere inserita con decisione e fino a una profondità di almeno 1,5 volte il valore minimo visualizzato sull’A.R.T.VA. Quindi se secondo l’apparecchio il valore minimo, e quindi la profondità di seppellimento presunta, è di un metro, la sonda dovrà penetrare a una profondità di almeno 1,5 metri (per normali sonde a segmenti di 40 cm ciò equivale al quarto segmento). 

Se improvvisamente la profondità di penetrazione si discosta da questo valore, probabilmente la sonda ha rilevato qualcosa e muovendola si sente una resistenza. Sotto la neve il corpo umano risulta morbido e “molleggiato”, a differenza delle rocce che sono dure e “rumorose” e della terra che risulta invece morbida e “adesiva”.

In caso di rilevamento, la sonda deve assolutamente restare in posizione per motivi di orientamento. A questo punto si inizia a scavare tenendo una distanza pari a 1,5 volte la profondità di seppellimento. Se in quel punto il cono è inclinato, si inizia a spalare dal basso procedendo lateralmente verso la persona travolta. 

VIDEO

COME SCAVARE IN CASO DI VALANGA

SCAVO 

L’OPERAZIONE CHE RICHIEDE PIÙ TEMPO

Tra tutte le fasi di soccorso, di norma le operazioni di scavo sono quelle che richiedono più tempo. Mentre una ricerca con l’A.R.T.VA, se fatta da persone ben preparate, richiede tra i 2 e i 3 minuti per individuare il punto di seppellimento presunto, e il sondaggio richiede un altro mezzo minuto o minuto, spesso servono dai 4 ai 5 minuti per liberare dalla neve una persona travolta. L’obiettivo è quello di arrivare a disseppellire la testa nel più breve tempo possibile.

STRATEGIE DI SCAVO

Più persone partecipano alle operazioni di scavo, più velocemente si raggiunge la persona travolta. Il sistema a V si è affermato come la migliore strategia di scavo (con tre spalatori). Con questo metodo due persone lavorano in parallelo, mentre dietro di loro la terza persona sgombera la neve rimossa davanti dagli altri due. L’obiettivo è quello di creare un’ampia rampa di accesso alla persona travolta avanzando verso la testa il più velocemente possibile.

SCAVO A UNA PERSONA

Se a scavare è una persona sola è necessario che usi una buona pala e, soprattutto, che sia in buone condizioni fisiche. Anche se si è da soli, si inizia a scavare lateralmente in discesa a una distanza di 1,5 volte la profondità di seppellimento, creando una rampa verso la persona travolta. Se la neve è molto dura, bisogna prima tagliare i blocchi di neve e poi sgomberarli a lato. L’ultimo segmento della sonda (meglio se identificato da un colore diverso) segnala quando iniziare a lavorare con più attenzione, per evitare di ferire con la pala la persona travolta. Quando si arriva nelle immediate vicinanze della vittima, la cosa migliore è liberarla usando le mani.

 

SCAVO A TRE PERSONE

Il metodo più efficiente per scavare in tre è noto come formazione a V. Mentre le due persone davanti scavano verso la vittima, la terza dietro di loro sgombera la neve spalata. Se chi è davanti si stanca, si dà il cambio con la persona dietro; in alternativa si può concordare da subito un sistema a turni e darsi il cambio ogni 60 secondi.

 

 

L’ultimo segmento della sonda (meglio se identificato da un colore diverso) segnala quando iniziare a lavorare con più attenzione, per evitare di ferire con la pala la persona travolta. Quando si arriva nelle immediate vicinanze della vittima, la cosa migliore è liberarla usando le mani.

 

vs

SCAVO A DUE PERSONE

Se a spalare sono due persone, queste si affiancano e restando in parallelo iniziano a lavorare come descritto sopra. Siccome in due si riesce a scavare una rampa più ampia, si raggiunge la testa più rapidamente. L’ultimo segmento della sonda (meglio se identificato da un colore diverso) segnala quando iniziare a lavorare con più attenzione, per evitare di ferire con la pala la persona travolta. Quando si arriva nelle immediate vicinanze della vittima, la cosa migliore è liberarla usando le mani. 

 

SCAVO A QUATTRO PERSONE

Se si è in quattro, ci si dispone in parallelo, due davanti e due dietro. Anche in questo caso, ogni 60 secondi chi è dietro dà il cambio a chi è davanti, lasciando le pale dietro dove sono se sono rimaste in funzione di sgombero. L’ultimo segmento della sonda (meglio se identificato da un colore diverso) segnala quando iniziare a lavorare con più attenzione, per evitare di ferire con la pala la persona travolta. Quando si arriva nelle immediate vicinanze della vittima, la cosa migliore è liberarla usando le mani.

 

SEPPELLIMENTI MULTIPLI SEPPELLIMENTI MULTIPLI SEPPELLIMENTI MULTIPLI

SEPPELLIMENTI MULTIPLI 

Mentre nel caso di un seppellimento singolo una persona da sola dotata di un A.R.T.VA moderno può bastare per cercare e localizzare la vittima, la presenza di più travolti all’interno dell’area di ricezione diventa una sfida tecnica. È bene quindi che chi ha una certa esperienza di scialpinismo e freeride si eserciti così da sapere come affrontare questo problema.

Per i seppellimenti multipli valgono le stesse regole di quelli singoli. Quando ci si avvicina alla prima persona sepolta, il display dell’A.R.T.VA mostra la presenza di altri travolti (trasmettitori) nell’area di ricezione, di norma visualizzando diversi “omini”.

Siccome tutti i moderni dispositivi guidano la ricerca verso il segnale più forte, “sopprimendo” tutti gli altri segnali, la prima persona travolta si riesce a localizzare senza problemi. Bisogna però tenere conto del fatto che, durante la fase di avvicinamento e la ricerca di precisione, i segnali dei vari trasmettitori possono sovrapporsi. Maggiore è il numero di dispositivi in modalità di trasmissione all’interno del campo di ricezione, più spesso accadrà che vengano mostrati due o più segnali contemporaneamente. Questo può impedire di misurare il segnale ricevuto.

Può anche capitare che il segnale sia discontinuo o che il display dell’A.R.T.VA mostri un valore misurato in precedenza. Lo si nota, per esempio, dal fatto che il valore mostrato non cambia nonostante ci si muova durante la fase di ricerca sommaria. In questo caso, durante la ricerca di precisione si ricevono diversi impulsi (segnali di trasmissione) con lo stesso valore di distanza e quindi un plateau di valori piuttosto ampio. Per chi è inesperto questo può essere una grossa fonte di frustrazione. Quindi se ci sono diversi apparecchi in trasmissione nella stessa area di ricezione è importante procedere alla ricerca lentamente.

Una volta localizzata la prima persona travolta, se sono disponibili gli scavatori con pala e sonda si può passare direttamente al prossimo segnale (trasmettitore) più vicino. Per farlo bisogna prima marcare, ovvero “mascherare”, quello attualmente mostrato a display, cosa che di norma si può fare tramite un apposito tasto di marcatura (con il simbolo della bandierina). In questo modo l’apparecchio saprà di dover ignorare il trasmettitore più vicino, e mostrerà la freccia direzionale (linea di campo) e la distanza relative alla prossima persona travolta.  
A questo punto si prosegue come di consueto avvicinandosi alla vittima e provvedendo al sondaggio, per poi riprendere la ricerca del trasmettitore successivo.

Il fatto che un trasmettitore marcato continui a inviare il segnale, eventualmente interferendo con la ricezione dell’A.R.T.VA dei soccorritori può intralciare la ricerca. Ecco perché un raggio di ricezione molto ampio non è sempre di aiuto.

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