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GESTIONE DEL RISCHIO VALANGHE CON METODO P-C-M-R

Per potere applicare le informazioni e conoscenze acquisite quando si pianifica un itinerario e prendere decisioni sensate in loco serve una STRATEGIA che permetta di valutare il rischio con la maggior precisione possibile. Ricorda: la montagna è un AMBIENTE RISCHIOSO, in cui siamo noi stessi a essere responsabili per eventuali conseguenze. Non c’è sicur ezza assoluta, possiamo solo ridurre il rischio a livelli accettabili attraverso le nostre scelte e valutazioni. Negli ultimi anni in niv ologia si è andato aff ermando il METODO P-C-M-R, basato su questa formula:

P + C - M = R 

Il modello PCMR fornisce una struttura di riferimento per la valutazione del rischio che tiene conto di tutti gli aspetti rilevanti.  

P sta per pericolo, ovvero la probabilità di distacco di una valanga.  

C sta per conseguenze, quelle che potrebbero derivare dal distacco di una valanga. 

M sta per misure, ovvero le strategie comportamentali che possiamo adottare per mitigare P e C.  

Da questi tre elementi si ricava infine R, cioè il livello di rischio di una situazione. 

 

Il fattore umano gioca un ruolo decisivo per quanto riguarda sia le misure che le conseguenze. 

P = Pericolo Valutazione del pericolo sul singolo pendio – metodo per principianti Valutazione del pericolo sul singolo pendio – metodo per progrediti C = Conseguenze M = Misure R = Rischio

P = Pericolo  

In questa sede ci limiteremo a quello che è il pericolo n. 1 per scialpinisti e freerider, ovvero il temuto lastrone di neve. La P può però essere estesa anche ad altre fonti di pericolo, come per esempio cadute, ipotermia, rottura di cornici di neve e il pericolo di precipitare in un crepaccio.  

Come già spiegato, la probabilità di distacco di una valanga a lastroni di neve dipende dalla compresenza di quattro “ingredienti” fondamentali, ovvero: la stratificazione sfavorevole, l’innesco, la propagazione della rottura e la sufficiente ripidità del pendio. 

 

Nel complesso processo di valutazione del rischio, ci poniamo quindi una serie di domande, nell’ordine: 

  1. È presente una lastra di neve con sotto uno strato debole? 
    -> No: puoi percorrere il pendio. 
    -> Sì oppure non lo so: vai alla prossima domanda.
  2. È possibile disturbare lo strato debole (innesco)? 
    -> No: puoi percorrere il pendio. 
    -> Sì oppure non lo so: vai alla prossima domanda.
  3. Se avviene una rottura, può propagarsi lungo lo strato debole? 
    -> No: puoi percorrere il pendio. 
    -> Sì oppure non lo so: vai alla prossima domanda.
  4. Il pendio ha un’inclinazione superiore ai 30°? 
    -> No: puoi percorrere il pendio. 
    -> Sì oppure non lo so: vai alla prossima domanda.

Questo per quanto riguarda la teoria. Nella pratica però non è sempre facile rispondere alla domanda sulla presenza di uno strato debole, e men che meno alle domande sul potenziale d’innesco e la propagazione. L’unica cosa che invece si può stabilire in modo facile e affidabile è la ripidità del pendio. 

Anche chi va in montagna senza avere esperienza o competenze di valangologia ha la necessità di trovare un metodo per valutare il pericolo, cioè la probabilità di distacco della valanga. Le domande da porsi saranno quindi diverse a seconda del livello di formazione ed esperienza della persona interessata. 

A questo scopo proponiamo due metodi: uno per i principianti e uno per i più esperti. 

Valutazione del pericolo sul singolo pendio – metodo per principianti

Per valutare la probabilità di distacco (P) i meno esperti possono limitarsi alle seguenti quattro domande: 

I segnali d’allarme indicano chiaramente che sussiste un marcato pericolo di valanghe, se non altro nelle aree in cui vengono osservati (esposizione, livello di altitudine, morfologia del terreno). Se la risposta alla prima domanda è “abbastanza spesso” (arancione) oppure “spesso” (rosso), allora è necessario affrontare queste aree con strategie fortemente difensive. 

Le tracce fresche sul pendio forniscono un indizio sulla sua sicurezza. Infatti in almeno il 90% dei casi a innescare la valanga a lastroni è la prima persona a percorrere il pendio. Le tracce indicano quindi la scarsa probabilità di innesco, o che se c’è stata una rottura questa non si è propagata. 

Fai attenzione in caso di tracce singole nelle zone con tanta neve e ancor più nel caso di un problema di neve vecchia! Diversamente da quanto avviene con i problemi di neve fresca o neve ventata, con il problema di neve vecchia ciò che impedisce lo slittamento non è tanto la mancanza di un sovraccarico, ma più che altro il fatto che non sia ancora stato interessato il punto decisivo, quello in cui lo strato debole è abbastanza vicino alla superficie nevosa. Quindi ricorda: quando il problema è la neve vecchia, le tracce sono un indicatore poco affidabile della sicurezza del pendio. 

La ripidità di un pendio è strettamente correlata alla probabilità di distacco. In altre parole, più ripido è il pendio, maggiore è il pericolo di valanga! A prescindere dal grado di pericolo segnalato, le valanghe innescate da chi pratica sport invernali si verificano su pendii con un’inclinazione media di 38°.  

Ciò significa che la maggioranza delle valanghe interessano pendii con inclinazioni tra i 36° e i 42°. La ripidità del pendio è quindi un valido criterio per valutare la probabilità di distacco. 

Anche se il grado di pericolo non si può statisticamente correlare al singolo pendio, ha comunque una precisione di massima. Ciò significa che se il grado di pericolo segnalato dal bollettino valanghe interessa effettivamente la zona che hai scelto, è più probabile che si inneschi una valanga con un grado di pericolo alto che con un grado più basso. Quindi anche il grado di pericolo generale è un criterio più che valido per la valutazione del rischio sul singolo pendio, sebbene sia vero che un grado di pericolo generale non sia per definizione trasferibile a un singolo pendio.  

Valutazione del pericolo sul singolo pendio – metodo per progrediti 

Chi ha sufficiente esperienza per riconoscere e valutare un problema valanghivo dovrà porsi le seguenti domande: 

I segnali d’allarme indicano chiaramente che sussiste un marcato pericolo di valanghe, se non altro nelle aree in cui vengono osservati (esposizione, livello di altitudine, morfologia del terreno). Se la risposta alla prima domanda è “abbastanza spesso” (arancione) oppure “spesso” (rosso), allora è necessario affrontare queste aree con strategie fortemente difensive. 

Le tracce fresche sul pendio forniscono un indizio sulla sua sicurezza. Infatti in almeno il 90% dei casi a innescare la valanga a lastroni è la prima persona a percorrere il pendio. Le tracce indicano quindi la scarsa probabilità di innesco, o che se c’è stata una rottura questa non si è propagata. 

Fai attenzione in caso di tracce singole nelle zone con tanta neve e ancor più nel caso di un problema di neve vecchia! Diversamente da quanto avviene con i problemi di neve fresca o neve ventata, con il problema di neve vecchia ciò che impedisce lo slittamento non è tanto la mancanza di un sovraccarico, ma più che altro il fatto che non sia ancora stato interessato il punto decisivo, quello in cui lo strato debole è abbastanza vicino alla superficie nevosa. Quindi ricorda: quando il problema è la neve vecchia, le tracce sono un indicatore poco affidabile della sicurezza del pendio. 

La ripidità di un pendio è strettamente correlata alla probabilità di distacco. In altre parole, più ripido è il pendio, maggiore è il rischio di valanga! A prescindere dal grado di pericolo segnalato, le valanghe innescate da chi pratica sport invernali si verificano su pendii con un’inclinazione media di 38°.  

Ciò significa che la maggioranza delle valanghe interessano pendii con inclinazioni tra i 36° e i 42°. La ripidità del pendio è quindi un valido criterio per valutare la probabilità di distacco. 

L’analisi del problema valanghivo è di particolare importanza per la valutazione del singolo pendio. Riesci a riconoscere un problema valanghivo sul pendio in questione e, in tal caso, a determinare quanto è marcato? Per rispondere puoi avvalerti delle cinque domande riportate sotto la descrizione di ciascun problema valanghivo.  

Con questi due schemi, ovvero la valutazione per principianti e quella per progrediti, siamo in grado di ottenere una stima del grado di pericolo (ovvero della probabilità di distacco) relativo al singolo pendio. 

C = Conseguenze  

Diversamente dalla probabilità di distacco, valutare le potenziali conseguenze di una valanga è relativamente semplice. Non servono quindi due metodi diversi a seconda del livello di esperienza.  

Anche in questo caso, per la valutazione delle conseguenze di una valanga a lastroni procediamo sulla base di quattro domande: 

La dimensione del pendio su cui si innesca la valanga è correlata alla profondità di seppellimento e/o alla letalità dell’incidente valanghivo. Ciò significa che maggiore è la dimensione del pendio sopra di noi, più in profondità verremo sepolti dalla valanga, e quindi maggiore sarà il rischio di conseguenze mortali. Se ci si trova direttamente nella zona inferiore del pendio o al di sotto di esso, la valanga risulterà più fatale di quanto sarebbe se ci si trovasse più in alto sul pendio. A influenzare le probabilità di sopravvivenza è però anche la lunghezza del cono di scorrimento della valanga. Difficile dire esattamente quale sia il valore limite in questo senso. Come sempre, quando si valutano le valanghe e le loro potenziali conseguenze bisogna fare i conti con un certo grado di incertezza. La cosa positiva è che se non altro la dimensione del pendio è un parametro che si può già stabilire in fase di pianificazione usando la mappa topografica. 

Anche la quantità di neve influisce sulle conseguenze di una valanga. Una lastra di neve spessa 30 centimetri ha un potenziale distruttivo e di seppellimento limitato rispetto a un lastrone spesso 60 o più centimetri. 

Per calcolare lo spessore di una lastra di neve bisogna avere un’idea approssimativa di dove si trovi lo strato debole. Questo risulta relativamente facile in presenza di un classico problema di neve fresca o ventata, dove lo strato debole è costituito prevalentemente dallo strato di neve vecchia. Con un problema di neve vecchia, invece, la cosa si complica notevolmente. Per una questione di densità, un lastrone di neve bagnata è molto più letale rispetto a un lastrone di neve asciutta dello stesso spessore. Quindi a ben guardare ci rendiamo conto che anche da questo punto di vista dobbiamo fare i conti con una certa misura di indeterminatezza. Tuttavia, basandoci sulla descrizione del manto nevoso e sui profili di neve aggiornati, reperibili in rete, in fase di pianificazione potremo fare una valutazione approssimativa, che ovviamente andrà poi verificata in loco. 

Le trappole morfologiche hanno spesso un peso decisivo sulle conseguenze di una valanga. Di solito una caduta di massi lungo la traiettoria della valanga ha esiti fatali. Rocce o alberi lungo il percorso di scorrimento spesso causano gravi lesioni meccaniche, mentre fossati e avvallamenti provocano seppellimenti molto in profondità. Fortunatamente le trappole morfologiche possono essere analizzate già in fase di pianificazione usando i rilievi e il materiale cartografico. 

La questione del numero di persone nella zona di pericolo è rilevante perché i seppellimenti multipli hanno un tasso di mortalità molto più alto rispetto a quelli singoli. Quindi nel complesso le conseguenze saranno più gravi se nella zona di pericolo si trovano contemporaneamente più persone. La domanda si potrebbe anche riformulare così: quanti soccorritori possono intervenire, quanto in fretta e per quanti travolti? Va infatti ricordato che la mortalità dipende anche dalla velocità dei soccorsi: più tempo serve per localizzare ed estrarre una vittima di valanga, minori saranno le sue probabilità di sopravvivenza. Se la persona travolta è solo una, tutti gli altri membri del gruppo potranno dedicarsi alle operazioni di soccorso. Se invece ci sono più travolti, ci saranno meno persone disponibili per la ricerca, che oltretutto richiederà più tempo. 

M = Misure

Con il termine “misure” si possono intendere vari tipi di strategie. Ci sono le misure volte a mitigare le conseguenze di un’eventuale valanga, come il mantenimento di distanze di sicurezza per fare sì che nella zona di pericolo si trovi solo una persona alla volta. Poi ci sono le misure che servono a ridurre la probabilità di una valanga, come le distanze di alleggerimento che servono a minimizzare il rischio di distacco di un lastrone. 

Ma ci sono anche altri tipi di misure che possono essere utili a mitigare il pericolo e le conseguenze di una valanga, come una buona formazione, una comunicazione chiara, una buona struttura organizzativa all’interno del gruppo, comportamenti attenti e disciplinati e l’adozione di tecniche di leadership (tracce, passaggi singoli, rispetto dei limiti, prudenza).  

Decisioni concordate, buona comunicazione, struttura del gruppo chiara e rapporti armoniosi sono tutti elementi riconducibili al fattore umano. A ciò si possono poi aggiungere elementi oggettivi, come le dimensioni del gruppo e il livello di motivazione e abilità tecnica dei singoli membri. 

R = Rischio 

Il rischio è la somma della probabilità di un pericolo (P = distacco di una valanga) e delle conseguenze che comporterebbe (C = conseguenze di un distacco), al netto delle misure adottate per mitigare pericoli e conseguenze (“rischio residuo”). Il rischio non è qualcosa che si possa definire in modo chiaro, né tanto meno quantificare con un numero. Inoltre il rischio residuo percepito come accettabile può variare molto all’interno del gruppo (p.es: freerider svedesi vs corso di scialpinismo per principianti). 

L’immagine dei due cursori può aiutare nella valutazione del rischio: il primo cursore indica la probabilità di un distacco, mentre il secondo rappresenta le conseguenze che ne deriverebbero. Rappresentando graficamente la situazione, questa immagine aiuta il gruppo a visualizzare le scelte da fare in termini di sicurezza e discuterne. 

Se la probabilità di distacco è alta, è necessario che le conseguenze siano scarse, e viceversa. Naturalmente il caso migliore è quello in cui sia P che C sono bassi. Se invece sono ambedue medio-alti, è necessario trovare un’alternativa. 

Il fattore umano nel sistema PCMR  

Anche i problemi o le sfide relativi al fattore umano possono essere evidenziati e affrontati attraverso il sistema PCMR, incorporando direttamente diversi aspetti oggettivi (hard facts) come la dimensione del gruppo e le abilità dei membri, che influenzano notevolmente sia il pericolo (P, innesco) che le conseguenze (C, probabilità di sopravvivenza). 

Il sistema PCMR consente anche di valutare fattori “soggettivi” (soft skills) come i bias cognitivi, le trappole euristiche e dinamiche di gruppo come il “risk shift”, che rende più propensi al rischio quando si è in gruppo rispetto a quando si è da soli.  

In questo senso la valutazione passa per domande come:  

Quanto è marcato il problema, cioè come si manifesta concretamente nella situazione attuale (P)?  

Che conseguenze può avere (C)?  

Cosa posso fare per evitarlo (M)? 

Quanto è alto il rischio che il problema provochi o se non altro faciliti un incidente? 

Norme di comportamento in salita Norme di comportamento in discesa

Norme di comportamento in salita  

Questi sono le norme comportamentali di base che è consigliabile adottare quando si affronta la salita: 

  • Fare attivamente attenzione ai segnali d’allarme  
  • Sfruttare le caratteristiche del terreno, come creste e appiattimenti  
  • Girare alla larga dai pendii pericolosi ed evitare le trappole morfologiche  
  • Sui pendii ripidi mantenere le distanze  
  • Aggirare le zone di deposito di neve ventata  
  • Attraversare i pendii ripidi possibilmente in alto  
  • Valutare costantemente la ripidità dei pendii  
  • Rispettare gli altri gruppi e coordinarsi con loro  

Norme di comportamento in discesa 

Questi sono le norme comportamentali di base che è consigliabile adottare quando si affronta la discesa: 

  • Percorrere i pendii ripidi uno alla volta  
  • Scegliere dei punti di ritrovo sicuri  
  • Stabilire un ordine: gli sciatori meno capaci scendono in mezzo al gruppo 
  • Percorrere in gruppo contemporaneamente solo i pendii non pericolosi  
  • In condizioni di neve difficile e scarsa visibilità, percorrere la traccia uno dietro l’altro  
  • Controllarsi visivamente tra membri del gruppo 
  • Nel bosco adottare il “buddy system”: due membri del gruppo sono responsabili a vicenda l’uno per l’altro e non si perdono mai di vista.
Fase 1 Fase 2

LAB SNOW QUIZ: La direzione del vento

Ci sono Misure che possono RIDURRE la probabilità di un distacco, soprattutto nel caso di problemi valanghivi per cui serve un elevato sovraccarico (spesso neve vecchia). Se per innescare una valanga basta già un basso carico simili misure preventive sono meno efficaci, ma spesso servono a MITIGARE le conseguenze (punti di raccolta sicuri), visto che può restare coinvolta “solo” una persona al massimo e gli altri membri del gruppo possono procedere con le manovre di soccorso

Associa le seguenti condizioni alle rispettive categorie di “rischio valanghe in aumento” e “rischio valanghe in diminuzione”.

LAB SNOW QUIZ: La direzione del vento

Associa le seguenti condizioni alle rispettive categorie di “rischio valanghe in aumento” e “rischio valanghe in diminuzione”.

Rischio valanghe in diminuzione
Rischio valanghe in aumento
NELLA FORESTA, OGNUNO PENSA A SE STESSO.
PERCORRERE I PENDII DI NORMA IN GRUPPO
PISTE DA SCI COME GRUPPO PREDEFINITO
SFRUTTARE LE CARATTERISTICHE DEL TERRENO FAVOREVOLI
PERCORRERE I PENDII RIPIDI UNO ALLA VOLTA
VALUTARE INSIEME I PUNTI CHIAVE
DISTANZE DI SICUREZZA SUI PENDII RIPIDI
ATTRAVERSARE I PENDII GRANDI UNO ALLA VOLTA
STABILIRE I PUNTI DI RACCOLTA IN SALITA
SCEGLIERE UN PUNTO DI INCONTRO VICINO ALLA BASE DELLA PARETE.
I TEST DEL MANTO NEVOSO SONO SOLO PER LE GUIDE ALPINE
MUOVERSI IN GRUPPI NUMEROSI
Rischio valanghe in diminuzione
Rischio valanghe in diminuzione
Rischio valanghe in aumento
Rischio valanghe in aumento
Avete assegnato correttamente tutte le immagini

Congratulazioni!

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